martedì 1 luglio 2008

L'origine celata (35X50)

Quella notte feci l'amore con Marta. Lo facemmo in una camera di un albergo vicino, col trasporto proprio degli adolescenti che scoprono l'estrema duttilità dei loro corpi.
Non scorsi nessun erotismo, in quel nostro primo incontro. Tutto era congelato dall'emozione. E poi, “Erotismo”! Cosa vuol dire? Quando sei lì, in camera con la donna di cui sei innamorato, nudo, anche lei nuda, cosa c'è da erotizzare? Tutto è già abbastanza erotizzato da sé! Aiutato dalla presenza del letto, del comodino, della tappezzeria, della luce soffusa dell'abat jour, mescolata, come olio nell'acqua, a quella diffusa del giorno che penetra fra gli intervalli regolari della persiana, e che dov'essa è tirata su, in una misera striscia, riporta confusamente sul letto piatto, sulle pareti a fiori, su screpolate labbra secche, i ricami curati delle tende. Un gioco luminoso di sfere stroboscopiche che riflettono il clangore intontito del sesso, dell'amore. Sei indeciso, allora. Fai ruotare gli occhi, stordito. Guardi quella donna e nel pensare di prenderla ti chiedi se per caso non stai rovinando qualcosa di prezioso, un'amicizia, un amore vero. E' lì che abbassi lo sguardo e ti ritrovi spento. Il tuo desiderio non è più sudore, ferocia erotica, orgasmo, seme e capelli in bocca, ma carezze, baci, tenerezza, lacrime e giuramenti. E non vorresti più essere un uomo, un uomo al quale le tradizioni orali e letterarie impongono di prendere quella creatura di una specie diversa, che ti guarda da quel letto, a gambe larghe, col muschio del suo sesso che per te, in quel momento, non è più veicolo di piacere, ma bellezza della natura, panorama marino, barriera corallina, covo di micromiceti, ma un figlio caro, adorato, che una madre ha ricercato costantemente, e vorresti sentire le sue mani non sul tuo sesso, in quell’istante volgare organo dissacratore, ma sui tuoi capelli, carezzevoli, solide, che ti proteggono dal mondo e alle quali, senti, puoi abbandonarti fiducioso.
Come tutto è più basso nel sesso!

("La prima volta che vidi Marta", Marco Aru)

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